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Perugino, Il.

Pseudonimo di Pietro Vannucci. Pittore italiano. Studioso dell'opera di Piero della Francesca, che conobbe indirettamente attraverso i suoi lavori maggiori, fu probabilmente allievo del Verrocchio a Firenze fra il 1470 e il 1472. Non è un caso che alcune delle sue opere giovanili, come l'Adorazione dei Magi (Perugia, Pinacoteca), oppure la serie delle sue Madonne, conservate nei maggiori musei d'Europa, abbiano suscitato in origine anche controverse questioni di attribuzione. In realtà, la grande abilità del P. consistette proprio nel riuscire a fondere in maniera mirabile e originale l'equilibrio compositivo e la luminosità di Piero della Francesca con la nitidezza del tratto propria del Verrocchio. Per quanto non restino pressoché tracce dei lavori di quel periodo, gli anni compresi fra il 1475 e il 1477 furono importanti per la formazione e la definitiva affermazione del P. La sua fama crebbe rapidamente, tanto che fu convocato nel 1478 a Roma per affrescare l'abside della cappella della Concezione in San Pietro (andata successivamente distrutta nei lavori di rinnovamento della basilica). Sempre a Roma, tra il 1481 e il 1482, collaborò alla decorazione della Cappella Sistina, di cui affrescò la parete dell'altare e alcune scene delle pareti laterali (Consegna delle chiavi). Gli anni immediatamente successivi furono segnati da un'attività intensissima, svolta soprattutto fra Firenze e Perugia, che si concretizzò in lavori ai quali non appare estraneo l'influsso dell'ambiente artistico romano frequentato fino ad allora. Fra le opere di questa fase, citiamo la Visione di San Bernardo (1490 circa, Monaco, Alte Pinakothek) e il trittico della Natività (1491, Roma, Villa Albani): in esse l'artista diede prova di eccezionale finezza pittorica, raggiungendo con l'originale tecnica a olio adottata grande trasparenza di luci e leggerezza di ombre. I capolavori del P. sono riferibili comunque all'ultimo decennio del Quattrocento; fu questo il periodo nel quale l'artista riuscì a dilatare in grandi spazi la prospettiva delle sue composizioni, dando loro un'ancora maggiore levità e un più saldo equilibrio formale, come mostrano opere quali la Pala della Madonna in trono tra San Giovanni Battista e San Sebastiano (1493, Firenze, Galleria degli Uffizi), la Pala dei Decemviri (Roma, Pinacoteca Vaticana), l'Annunciazione (1497, Fano, chiesa di Santa Maria Nuova), il Compianto sul Cristo morto (1495, Firenze, Galleria Palatina) e la Crocefissione, eseguita nel 1495 per il convento di Santa Maria Maddalena dei Pazzi a Firenze. Tipico elemento della produzione peruginesca fu la poetica compenetrazione tra figure e paesaggio, che sarebbe rimasta una costante di tutta la tradizione pittorica umbra e che avrebbe inciso profondamente sul grande discepolo del P., Raffaello. Esempio tipico dell'ambientazione in spazio aperto si ebbe con l'Apollo e Marsia (Parigi, Louvre), uno dei rari quadri a soggetto pagano eseguiti dall'artista. Notevoli furono anche le sue doti di ritrattista, come rivelano l'Autoritratto e i ritratti di Francesco delle Opere e di San Biagio Milanesi (Firenze, Galleria degli Uffizi). Fino alla fine del primo decennio del Cinquecento l'attività del P., concentrata fra Toscana e Umbria, fu ancora molto intensa: accanto allo Sposalizio della Vergine (1504, Caen, Musée des Beaux-Arts) e alla Lotta tra Amore e Castità (1505, Parigi, Louvre) vanno ricordate le magnifiche decorazioni della Sala del Collegio del Cambio di Perugia (1499-1507), considerata forse la sua opera più complessa dal punto di vista compositivo. Gli anni che precedettero la morte furono contrassegnati da un progressivo inaridimento delle capacità creative, che si risolse in una stanca ripetizione di motivi e moduli espressivi. Colpito dalla peste, il suo corpo venne successivamente traslato a Perugia, nella chiesa di Sant'Agostino di Perugia (Città della Pieve, Perugia 1450 circa - Fontignano, Perugia 1523).
Affresco del Perugino in S. Maria Maddalena de' Pazzi a Firenze